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tu vai alla ruina d uno con lo aiuto di chi lo doverrebbe
salvare, se fussi savio; e, vincendo, rimane a tua discre-
zione, et è impossibile, con lo aiuto tuo, che non vinca.
E qui è da notare, che uno principe debbe avvertire
di non fare mai compagnia con uno più potente di sé
per offendere altri, se non quando la necessità lo stringe,
come di sopra si dice; perché, vincendo, rimani suo pri-
gione: e li principi debbono fuggire, quanto possono, lo
stare a discrezione di altri. Viniziani si accompagnorono
con Francia contro al duca di Milano, e potevono fuggi-
re di non fare quella compagnia; di che ne resultò la rui-
na loro. Ma, quando non si può fuggirla, come interven-
ne a Fiorentini, quando el papa e Spagna andorono con
li eserciti ad assaltare la Lombardia, allora si debba el
principe aderire per le ragioni sopradette. Né creda mai
alcuno stato potere pigliare partiti securi, anzi pensi di
avere a prenderli tutti dubii; perché si truova questo
nell ordine delle cose, che mai non si cerca fuggire uno
inconveniente che non si incorra in uno altro; ma la pru-
denzia consiste in sapere conoscere le qualità delli in-
convenienti, e pigliare il men tristo per buono.
Letteratura italiana Einaudi 84
Niccolò Machiavelli - Il Principe
Debbe ancora uno principe monstrarsi amatore delle
virtù, et onorare li eccellenti in una arte. Appresso, deb-
be animare li sua cittadini di potere quietamente eserci-
tare li esercizii loro, e nella mercanzia e nella agricultura,
et in ogni altro esercizio delli uomini, e che quello non
tema di ornare le sua possessione per timore che le li sie-
no tolte, e quell altro di aprire uno traffico per paura
delle taglie; ma debbe preparare premi a chi vuol fare
queste cose, et a qualunque pensa, in qualunque modo
ampliare la sua città o il suo stato. Debbe, oltre a questo,
ne tempi convenienti dell anno, tenere occupati e po-
puli con le feste e spettaculi. E, perché ogni città è divisa
in arte o in tribù, debbe tenere conto di quelle univer-
sità, raunarsi con loro qualche volta, dare di sé esempli
di umanità e di munificenzia, tenendo sempre ferma
non di manco la maestà della dignità sua, perché questo
non vuole mai mancare in cosa alcuna.
Letteratura italiana Einaudi 85
Niccolò Machiavelli - Il Principe
CAP. 22
De his quos a secretis principes habent.
[De secretarii ch e principi hanno appresso di loro]
Non è di poca importanzia a uno principe la elezione
de ministri: li quali sono buoni o no, secondo la pru-
denzia del principe. E la prima coniettura che si fa del
cervello d uno signore, è vedere li uomini che lui ha
d intorno; e quando sono sufficienti e fedeli, sempre si
può reputarlo savio, perché ha saputo conoscerli suffi-
cienti e mantenerli fideli. Ma, quando sieno altrimenti,
sempre si può fare non buono iudizio di lui; perché el
primo errore che fa, lo fa in questa elezione.
Non era alcuno che conoscessi messer Antonio da
Venafro per ministro di Pandolfo Petrucci, principe di
Siena che non iudicasse Pandolfo essere valentissimo
uomo, avendo quello per suo ministro. E perché sono di
tre generazione cervelli, l uno intende da sé, l altro di-
scerne quello che altri intende, el terzo non intende né
sé né altri, quel primo è eccellentissimo, el secondo ec-
cellente, el terzo inutile, conveniva per tanto di neces-
sità, che, se Pandolfo non era nel primo grado, che fussi
nel secondo: perché, ogni volta che uno ha iudicio di co-
noscere el bene o il male che uno fa e dice, ancora che
da sé non abbia invenzione, conosce l opere triste e le
buone del ministro, e quelle esalta e le altre corregge; et
il ministro non può sperare di ingannarlo, e mantiensi
buono.
Ma come uno principe possa conoscere el ministro, ci
è questo modo che non falla mai. Quando tu vedi el mi-
nistro pensare più a sé che a te, e che in tutte le azioni vi
ricerca dentro l utile suo, questo tale cosí fatto mai fia
buono ministro, mai te ne potrai fidare: perché quello
che ha lo stato d uno in mano, non debbe pensare mai a
Letteratura italiana Einaudi 86
Niccolò Machiavelli - Il Principe
sé, ma sempre al principe, e non li ricordare mai cosa
che non appartenga a lui. E dall altro canto, el principe,
per mantenerlo buono, debba pensare al ministro, ono-
randolo, facendolo ricco, obligandoselo, participandoli
li onori e carichi; acciò che vegga che non può stare san-
za lui, e che li assai onori non li faccino desiderare più
onori, le assai ricchezze non li faccino desiderare più ric-
chezze, li assai carichi li faccino temere le mutazioni.
Quando dunque, e ministri e li principi circa ministri
sono cosí fatti, possono confidare l uno dell altro; e
quando altrimenti, il fine sempre fia dannoso o per l uno
o per l altro.
Letteratura italiana Einaudi 87
Niccolò Machiavelli - Il Principe
CAP. 23
Quomodo adulatores sint fugiendi.
[In che modo si abbino a fuggire li adulatori]
Non voglio lasciare indrieto uno capo importante et
uno errore dal quale e principi con difficultà si difenda-
no, se non sono prudentissimi, o se non hanno buona
elezione. E questi sono li adulatori, delli quali le corti [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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