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possa compensarla qualche volta della privazione
dell amore, ma questa ne è il frutto, ed è spesso negata
alla bruttezza.
Mio caro Giorgio, tu comprenderai ciò che io ti vo-
glio dire: io ho provato questo tormento in tutta la sua
estensione; io piú che molte altre infelici, giacché la mia
sensibilità era disgraziatamente ancora piú mostruosa
della mia laidezza. Sí, della mia laidezza; avrò il coraggio
di giudicarmi senza pietà, e di chiamare le cose col loro
nome. Se tu sapessi& io ho odiato molto me medesima,
ho odiato molto la mia disavvenenza, ma non mai tanto
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Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
quanto ho detestato e detesto ancora il mio cuore. Sono
le sue esigenze che mi hanno reso doppiamente terribile
il peso della mia deformità.
Allora io non era però cosí brutta, e se quella strana
illusione che mia madre aveva fatto nascere in me coi
suoi elogi non avesse dapprima lusingata, poi ferita im-
provvisamente la mia vanità abbandonandomi, avrei po-
tuto rassegnarmi alla mia fortuna che non era delle piú
tristi, e forse anche appagarmene. Il disilludermi mi co-
stò invece molti dolori. Giunta ad un età in cui la bellez-
za doveva esser tutto, riconosceva di non essere bella;
quell illusione non aveva durato che per tutto quel tem-
po in cui non sarebbe stato necessario di averla.
Ti ricordi di aver avuto sedici anni? Hai provato an-
che tu quella febbre, quelle smanie, quelle inquietudini
incomprensibili che accompagnano quell età? Hai senti-
to anche tu il bisogno di straziarti il cuore con mille
sventure immaginarie, di crederti vittima di persecuzio-
ni che non soffrivi, di fantasticare una felicità impossibi-
le per godere crudelmente di disilluderti? Hai provato
tu pure quel bisogno che ti spingeva a cercare una chie-
sa per pregarvi e per piangervi? La mia vita fu cosí pove-
ra anche di amicizia che non ho ancora potuto penetrare
nel cuore di un altra creatura: non so cosa abbiano pro-
vato le altre donne a quell età, ma ciò che ho provato io
è fuori di ogni espressione. Il bisogno di essere amata
era il segreto di tutte le mie sofferenze, io lo comprende-
va. La natura non mi aveva dotata soltanto di un cuore
sensibile, ma di una costituzione inferma, nervosa, irri-
tabile; io non poteva avere né quella forza passiva che dà
l apatia, né quella castità naturale che dà la robustezza:
l amore doveva essere il mezzo e lo scopo di tutta la mia
esistenza.
Non tardai a convincermi che non poteva inspirare
dell affetto. Tutte le donne scelgono, io doveva lasciarmi
scegliere. E questa piccola rinuncia che era necessario
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Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
fare al mio amor proprio, non sarebbe pur stata assai
crudele se qualcuno mi avesse almeno preferita ed ama-
ta. Vissi invece fino a vent anni, senza aver inspirata la
benché menoma affezione; senza aver ottenuto, nemme-
no per gioco o per pietà, il conforto di una parola amo-
revole.
La condizione delle donne del volgo ha ciò di preferi-
bile, che l amore tra esse non obbedisce a leggi di eti-
chetta; possono non essere amate veracemente, e tutta-
via godere delle apparenze dell amore, e spesso anche
de suoi vantaggi. L educazione non ha reso il loro cuore
cosí esigente come il nostro; esse non sentono il bisogno
di sacrificargli le dolcezze di un affetto colpevole. Non
vi è confronto tra l infelicità che la bruttezza può cagio-
nare ad una donna ricca, e quella che può cagionare ad
una donna povera; gli occhi del mondo non si rivolgono
mai su quest ultima il codice dell onore non colpisce
che la donna ricca.
Mio caro Giorgio, dirti ciò che ho sofferto in quegli
anni sarebbe impossibile. Coll amore mi mancava tutto;
quando non si è amate, la vanità non ha piú motivo di
essere, l ambizione non ha piú scopo, tutte le nostre pic-
cole passioni svaniscono ad una ad una, come quelle che
attingevano tutta la loro vitalità dall amore, e non pote-
vano sussistere senza di esso.
Mi abbandonai con furore alla passione del meditare
e del leggere passione che non mi ha lasciata piú da
quel tempo e vi trovai qualche conforto, non foss altro
quello di dimenticarmi a tratto a tratto, e di sollevarmi
sulla triste realtà che mi circondava. Ma la lettura è fata-
le in ciò, che quella dimenticanza apparente ci ripiomba
ancora piú disarmati nelle memorie che tentavamo di-
menticare; che l idea fissa dalla quale sembra distoglier-
ci trova invece mille conferme, mille argomenti di esse-
re, nelle pagine medesime che leggiamo. Portare le
passioni nella solitudine è lo stesso che volerne essere
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Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
dominati. E poi, non è la lettura, non è la solitudine che
possono guarirci dell amore, le donne non ne guarisco-
no mai, le nature superiori ne muoiono.
Non poteva sperare nulla dagli uomini, mi rivolsi a
Dio; è ciò che noi tutte finiamo di fare; se non che io
l aveva fatto troppo presto. Divenni religiosa; entrai in
quel periodo di ascetismo sincero, esaltato, profondo,
che tutte le donne di cuore, ancorché felici, hanno o to-
sto o tardi provato e superato. Mi pareva di poter dare
cosí uno scopo alla mia vita. Nelle nature buone e gene-
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