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Fuligginose il ripulisce e terge.
Tali a le vampe dell Etnèa fucina,
Sorridente la madre, i vaghi Amori
Eran ministri all ingegnoso fabbro: 455
E sotto a i colpi del martel frattanto
L elmo sorgea del fondator Latino.
All altro lato con la man rosata
Como e di fiori inghirlandato il crine
I bissi scopre ove di Idalj arredi 460
Almo tesor la tavoletta espone.
Ivi e nappi eleganti e di canori
Cigni morbide piume; ivi raccolti
Di lucide odorate onde vapori;
Letteratura italiana Einaudi 85
Giuseppe Parini - Il giorno
Ivi di polvi fuggitive al tatto 465
Color diversi o ad imitar d Apollo
L aurato biondo o il biondo cenerino
Che de le sacre Muse in su le spalle
Casca ondeggiando tenero e gentile.
Che se a nobil eroe le fresche labbra 470
Repentino spirar di rigid aura
Offese alquanto, v è stemprato il seme
De la fredda cucurbita: e se mai
Pallidetto ei si scorga, è pronto all uopo
Arcano a gli altri eroi vago cinabro. 475
Nè quando a un semideo spuntar sul volto
Pustula temeraria osa pur fosse,
Multiforme di nei copia vi manca,
Ond ei l asconda in sul momento, ed esca
Più periglioso a saettar co i guardi 480
Le belle inavvedute, a guerrier pari
Che, già poste le bende a la ferita,
Più glorioso e furibondo insieme
Sbaragliando le schiere entra nel folto.
Ma già velocemente il mio Signore 485
Tre volte e quattro il gabinetto scorse
Col crin disciolto e su gli omeri sparso,
Quale a Cuma solea l orribil maga
Quando agitata dal possente nume
Vaticinar s udia. Così dal capo 490
Evaporar lasciò de gli olj sparsi
Il nocivo fermento e de le polvi
Che roder gli porien la molle cute,
O d atroci emicranie a lui lo spirto
Trafigger lungamente. Or ecco avvolto 495
Tutto in candidi lini a la grand opra
E più grave del dì s appresta e siede.
Nembo dintorno a lui vola d odori
Che a le varie manteche ama rapire
L aura vagante lungo i vasi ugnendo 500
Letteratura italiana Einaudi 86
Giuseppe Parini - Il giorno
Le leggerissim ale di farfalla:
E lo speglio patente a lui dinanzi
Altero sembra di raccor nel seno
L imagin diva; e stassi a gli occhi suoi
Severo esplorator de la tua mano 505
O di bel crin volubile architetto.
O di bel crin volubile architetto
Tu pria chiedi all eroe qual più gli aggrade
Spargere al crin, se i gelsomini o il biondo
Fior d arancio piuttosto o la giunchiglia 510
O l ambra preziosa a gli avi nostri.
Ma se la sposa altrui cara all eroe
Del talamo nuzial si lagna, e scosse
Pur or da lungo peso i casti lombi,
Ah fuggi allor tutti gli odori ah fuggi; 515
Chè micidial potresti a un sol momento
Più vite insidiar: semplici sieno
I tuoi balsami allor: nè oprarli ardisci
Pria che di lor deciso aggian le nari
Del mio signore e tuo. Pon mano poi 520
Al pettin liscio, e con l ottuso dente
Lieve solca le chiome; indi animoso
Le turba e le scompiglia; e alfin da quella
Alta confusion traggi e dispiega,
Opra di tua gran mente, ordin superbo. 525
Io breve a te parlai; ma il tuo lavoro
Breve non fia però; nè al termin giunto
Prima sarà che da più strani eventi
S involva o tronchi all alta impresa il filo.
Fisa i guardi a lo speglio; e là sovente 530
Il mio signor vedrai morder le labbra
Impaziente, ed arrossir nel volto.
Sovente ancor, se men dell uso esperta
Parrà tua destra, del convulso piede
Udrai lo scalpitar breve e frequente, 535
Non senza un tronco articolar di voce
Letteratura italiana Einaudi 87
Giuseppe Parini - Il giorno
Che condanni e minacci. Anco t aspetta
Veder talvolta il cavalier sublime
Furiando agitarsi, e destra e manca
Porsi a la chioma, e dissipar con l ugne 540
Lo studio di molt ore in un momento.
Che più? Se per tuo male un dì vaghezza
D accordar ti prendesse al suo sembiante
Gli edifici del capo, e non curassi
Ricever leggi da colui che venne 545
Pur ier di Francia, ahi quale atroce folgore,
Meschino! allor ti penderia sul capo?
Tu allor l eroe vedresti ergers in piedi,
E per gli occhi versando ira e dispetto
Mille strazj imprecarti, e scender fino 550
Ad usurpar le infami voci al vulgo
Per farti onta maggiore, e di bastone
Il tergo minacciarti, e violento
Rovesciare ogni cosa, al suol spargendo
Rotti cristalli e calamistri e vasi 555
E pettini ad un tempo. In simil guisa,
Se del tonante all ara o de la Dea
Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo
Tauro spezzava i raddoppiati nodi
E libero fuggìa, vedeansi a terra 560
Cader tripodi tazze bende scuri
Litui coltelli, e d orridi mugiti
Commosse rimbombar le arcate volte,
E d ogni lato astanti e sacerdoti
Pallidi all urto e all impeto involarse 565
Del feroce animal che pria sì queto
Gìa di fior cinto; e sotto a la man sacra
Umiliava le dorate corna.
Tu non pertanto coraggioso e forte
Dura e ti serba a la miglior fortuna. 570
Quasi foco di paglia è foco d ira
In nobil petto. Il tuo signor vedrai
Letteratura italiana Einaudi 88
Giuseppe Parini - Il giorno
Mansuefatto a te chieder perdono,
E sollevarti oltr ogni altro mortale
Con preghi e scuse a niun altro concesse; 575
Tal che securo sacerdote a lui
Immolerai lui stesso, e pria d ognaltro
Larga otterrai del tuo lavor mercede.
Or Signore a te riedo. Ah non sia colpa
Dinanzi a te s io travviai col verso 580
Breve parlando ad un mortal cui degni
Tu de gli arcani tuoi. Sai che a sua voglia
Questi ogni dì volge e governa i capi
De semidei più chiari: e le matrone
Che da i sublimi cocchi alto disdegnano 585
Chinar lo sguardo a la pedestre turba,
Non disdegnan sovente entrar con lui
In festevoli motti allor ch esposti
A la sua man sono i ridenti avorj
Del bel collo e del crin l aureo volume. 590
Però m odi benigno or ch io t apprendo
L ore a passar più graziose intanto
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