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quel punto, lasciando appena appena luogo al fiume ed
alla strada postale, si vede dall alto in basso la chiesetta
di San Gottardo, di cui la torre scorcia tanto che diventa
nana, e gli archi del piccolo portico sembrano schiaccia-
ti. La prima volta poco mancò che non mi venisse il ca-
pogiro. Volevo andare più alto, lì dove la rupe nuda,
quasi verticale, concede appena il posto per mettere il
piede tra le sue strette fessure. Guardai indietro. Il mon-
te, che mi stava alle spalle, tutto ombroso, spiccava
sull aria celestina.
Saranno state le cinque di sera, due settimane dopo il
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Camillo Boito - Senso
mio arrivo a Garbe. Il sole cominciava a scendere dietro
il giogo della montagna; un vento fresco soffiava dalla
gola della vallata, e bisognava tenere il cappello perché
non piombasse nel precipizio, quando uno sbuffo impe-
tuoso, mentre coglievo con le due mani non so che stra-
ne foglie, lo fece arrotolare un tratto, poi andare a bal-
zelloni dall una all altra sporgenza delle acutissime
roccie.
Gli dissi addio, e continuavo a capo nudo le mie os-
servazioni estetiche sulle piante, allorché, passati appena
dieci minuti, mi comparve innanzi all improvviso una
montanara, la quale, un poco imbarazzata e con rustico
garbo, mi porse il disgraziato cappello. La ringraziai di
cuore, e la guardai in viso. Poteva avere dai sedici ai di-
ciassette anni: abbronzita, ma sotto la tinta del sole s in-
dovinava l incarnato fresco; nella bocca piccola splende-
vano i denti, ammirabili di regolarità e di bianchezza;
negli occhi v era un certo che di selvatico e di curioso,
una timidità un poco impertinente.
 Bella giovane, siete di Garbe?
 Signor no. Sono di Idro.
 E vi fermate qua?
 Parto domani con mio padre, che è lì tra i cespugli
insieme con le nostre capre. Lo vede? Guardi bene, lì in
fondo  e m indicava il luogo, ma io distinguevo appena
di lontano un uomo che aveva la barba bianca.
 E ad Idro dove state?
 Fuori del paese circa due miglia, sulla via che con-
duce al monte Pinello.
 E che nome avete, bella fanciulla?
 Teresa, a suoi comandi, signore.
Si continuò a discorrere. Io la tempestavo di interro-
gazioni, guardandola negli occhi, i quali ora vagavano di
qua e di là impacciati dal mio sguardo, ora mi si ficcava-
no in volto, anzi addirittura nel cuore. Ad uno sposo
non aveva pensato mai: non sapeva, e lo giurava ridendo
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Camillo Boito - Senso
e spalancando gli occhi sinceri, che cosa fosse amore.
Ella non aveva nessuno al mondo, salvo il padre, che
l adorava, s intende, e non l aveva mai lasciata un giorno
dacché era nata; ma il buon vecchio doveva andare ap-
punto allora per quindici dì a Gardegno a far valere i
proprii diritti sulla successione di un fratello, morto con
molto ben di Dio e senza figliuoli. Il vecchio, già capora-
le sotto l Austria, leggeva e scriveva come un notaio, era
uomo di conto e per giunta più agile, più vigoroso, più
coraggioso di un giovanotto di vent anni. La fanciulla,
nell assenza del padre, rimaneva ad Idro, affidata ad una
santola di settant anni.
Dottore, ve lo immaginate, andai per quindici giorni
ad abitare il pulito e solitario alberguccio di Idro. Tutte
le mattine e tutte le sere salivo lungo la stradicciuola er-
ta, torta, sparsa di sassi acuti, che conduce a monte Pi-
nello, e mi fermavo alla casa della montanara gentile.
Due giorni disse di no; poi non ci fu angolo erboso di
quella scoscesa china su cui non ci si adagiasse a discor-
rere, di giorno cercando l ombra più cupa sulle sponde
di un torrentello, entro una grotta naturale, negli ampi
interstizii dei massi enormi precipitati Dio sa quando
dalle creste del monte; di sera, durante le prime ore del-
la notte, cercando una zolla morbida sotto il cielo stella-
to.
La Teresa, certo, non somigliava alle ragazze di città:
la sua pelle era ruvida, la sua passione quasi ferina. Nei
primi giorni amava tre cose: il suo padre, le sue capre e
me; dopo una settimana non parlava più del padre, non
badava più alle capre, mi aspettava sull uscio del casola-
re a cominciare dall alba, spesso mi veniva incontro sino
ad Idro, mi trascinava, mi violentava, mi buttava in terra
come se volesse sbranarmi.
Certe volte dal suo corpo esalava un odore acre e
inebbriante di erbe selvatiche, certe volte un puzzo di
capra nauseabondo, e non di rado un fetore di strame,
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che ammorbava. Insomma invocavo tra me il ritorno del
vecchio.
Il giorno innanzi al suo arrivo cercai di preparare Te-
resa alla mia partenza: le dissi che dovevo andare a Bre-
scia e a Milano, ma mi affrettai a soggiungere che sarei
tornato presto, dopo due settimane al più, forse dopo
una. Ella non piangeva: tremava tutta, ed era diventata
del colore del piombo. Ripeteva con voce strozzata: 
Lo so che non torni più, lo so che non torni  . Io pro-
mettevo, giuravo, ma ella mi continuava a guardare con
gli occhi senza lagrime, e, fatta veggente dalla passione,
insisteva:  Non torni più; lo sento qui nel cuore che
non torni più  . Non potei cavarle altre parole.
Invece di andare a Brescia o a Milano, tornai a Garbe.
Avevo l anima rósa dal rimorso: tante volte mi sentivo
spinto dalla coscienza a correre ad Idro, alla capanna di
Teresa; poi gli abbracciamenti suoi, furiosi e disperati,
mi facevano paura, e non di meno io non potevo pensa-
re ad altro che a lei. Non sapevo se l amassi, benché
l immagine sua mi stesse scolpita sempre davanti. Final-
mente, dopo una trentina di giorni, la coscienza vinse,
forse anche la curiosità. Andai ad Idro, e, traversando i
magri prati, arrampicandomi sulle roccie, risalendo il
letto di un torrente asciutto, mi trovai di contro al caso-
lare dall altra parte della stradicciuola; gli alberi ed i ce-
spugli mi nascondevano.
La fanciulla stava sull uscio, immobile, esposta senza
riparo ai raggi del sole. Nel primo istante non la rico-
nobbi: la carnagione era diventata d un rosso cupo, i ca-
pelli le cadevano sulla fronte e sulle spalle a ciocche
sconvolte, il viso appariva stranamente smagrito e allun-
gato, il labbro inferiore pendeva in giù, gli occhi spenti
fissavano innanzi senza vedere: non so perché, credetti
di essere in faccia a un cadavere bruciato. In quell istan-
te una voce d uomo chiamò dall interno del casolare co-
sì sinistra e soffocata che pareva uscisse da un sepolcro:
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Camillo Boito - Senso
 Teresa, Teresa  . La fanciulla non diede segno di avere
udito, e la voce continuava tetra e straziante:  Teresa,
Teresa.
Scappai; corsi a Brescia, ma il rumore della città mi
riescì insopportabile: tornai a Garbe, dove, a forza di ri-
petere a me stesso, che il tempo rimedia a tutti i mali,
anche agli strazii della passione e dell abbandono, trovai
qualche momento di pace. Non ostante, dormivo poco,
tormentato com ero da sogni orribili e da inquietudini
febbrili; mangiavo pochissimo; camminavo molto, spe- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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